Linguaggi specialistici: una seconda lingua straniera?

Linguaggi specialistici, lingue speciali e micro lingue. Diversi sono i modi attraverso cui gli studiosi intendono un universo linguistico di lingua, codici, simboli e segni relativi a linguaggi che nascono all’interno di ambiti di alta specializzazione ( medico, legale, informatica ecc). Tuttavia occorre ricordare che queste forme di comunicazione partono da un linguaggio “comune”. 
Vale a dire della lingua di uso corrente che viene applicata nei diversi settori in questione e diventano perciò linguaggi “speciali” o che dir si voglia, “specialistici”. Pertanto una parola di uso comune si differenzia nel significato se applicata all’ambito comunicativo specialistico.
Il linguista Gian Luigi Beccaria, per esempio, ha osservato che oggi « tra vocabolario comune e vocabolario tecnico-scientifico si alzano barriere sempre più esili e le scienze immettono con sempre maggiore frequenza neologismi nella lingua corrente», aggiungendo inoltre che se «un tempo la persona di media cultura conosceva poche parole scientifiche, oggi ne conosce un gran numero» (Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, 2006, pp. 55 e 56).
Possiamo inoltre osservare che la presenza della terminologia specialistica nella lingua comune si avverte soprattutto in tutte quelle discipline o in quei campi del sapere che intrattengono rapporti più quotidiani nella nostra vita di tutti i giorni: il linguaggio medico o giuridico, sono un esempio fra tutti.

D’altro canto la preponderanza e l’irruenza delle nuove tecnologie nella vita quotidiana porta grandi “masse” di parlanti a familiarizzare con le relative terminologie tecniche. A far da tramite, sono anche tutte quelle scritture specialistiche particolari, dai foglietti illustrativi dei medicinali alle comunicazioni degli enti pubblici e privati con il cittadino. Un discorso a parte meriterebbe il linguaggio “tra specialisti”, in cui esiste un muro un po’ troppo alto per essere valicato dalle comuni masse di parlanti che non hanno gli strumenti necessari per accedere ai significati dei linguaggi in questione (pensiamo ad esempio ad un convengo medico).

Il modo in cui si formano e si consolidano i linguaggi specialistici sono la rideterminazione semantica di termini della lingua comune, realizzata soprattutto attraverso procedimenti metaforici, nella quale possiamo anche far rientrare i fenomeni di conversione grammaticale, cioè di passaggio da una classe a un’altra, molto spesso per ellissi («insufficienza della mitrale [valvola]», in Serianni 2005, p. 200).
Il transfert lessicale, ossia il trasferimento di vocaboli ed espressioni da una scienza già consolidata a una scienza o tecnica in via di sviluppo (tali metafore tecniche possono essere d’uso corrente presso gli specialisti o apparire nei testi divulgativi).

Aggiungiamo anche la creazione di neologismi per derivazione o per composizione , la composizione con elementi greco-latini e l’uso di sigle e acronimi, talora identici a nomi propri o comuni, come EDIT (Error Deletion by Iterative Transmission), fino all’accoglimento di forestierismi, in forma integrale, adattata o attraverso il calco semantico.
Infine, nel lessico dei linguaggi specialistici sono anche presenti i cosiddetti tecnicismi collaterali, cioè «particolari espressioni stereotipiche, non necessarie, a rigore, alle esigenze della denotatività scientifica, ma preferite per la loro connotazione tecnica» (Serianni 2005, pp. 127-59). In questa categoria possiamo accogliere anche tipi morfologici: il sintagma ‘nome + prep. a + nome’,  «reti a struttura accoppiata», espressioni in espansione perché adatte a rispondere ai composti nominali molto strutturati nell’inglese scientifico.

Per quanto riguarda la lingua delle tecnologie e dei nuovi media, lo strumento più usato per l’arricchimento del lessico in questo settore è la derivazione. Tuttavia sia la prefissazione che la suffissazione sono influenzate dal modello della lingua inglese, la quale impone una serie di suffissati ( -er per i nomi d’agente, -ing per i nomi d’azione ecc.) o di prefissati (cyber-). 

Sono molto utilizzati anche gli ibridi anglo-italiani,  bloggista, customizzare, con pronuncia oscillante tra la riproduzione di quella inglese e quella italiana. Non dimentichiamo anche la frequenza di composti con e- ‘elettronico’, con web- o con net- nel significato di ‘rete, tra i quali ricordiamo gli ibridi con sequenza anglosassone determinante-determinato (net-azienda ‘azienda che opera usando la rete’; e-farmacia ‘farmacia virtuale che commercializza i farmaci in rete’ ecc.). 
È evidente che il settore dell’informatica è ricco di elementi iconici, riconducibili alle icone che riproducono un oggetto o un comando, per esempio il disegno di una casa  indicare il pulsante virtuale che consente di spostarsi alla pagina iniziale (in inglese home page) o il disegno di un carrello della spesa per indicare il pulsante che consente di acquistare merci in rete. Non dimentichiamo inoltre le icone che, combinando caratteri alfabetici e segni della tastiera del computer, servono ad arricchire la comunicazione in rete (posta elettronica, chat, blog ecc.) oltre a tutto il paesaggio di sfumature emotive ed espressive delle ben note faccine o emoticons. 

Rispetto alla lingua italiana che riceve passivamente il linguaggio dell’informatica attraverso calchi linguistici, o “accogliendo” il termine inglese in uso, diverso è il comportamento di altre lingue straniere, le quali reagiscono molto più attivamente, tra tutte la lingua francese. Possiamo citare il caso di spam che il francese rende con il neologismo pourriel, ottenuto dalla fusione dei termini poubelle ‘cestino della spazzatura’ e courriel ‘posta elettronica’ (a sua volta coniato per giunzione delle sillabe iniziali di courrier ed electronique). 

In questo universo linguistico si colloca la professionalità del traduttore, nell’interpretare prima e tradurre poi, un contenuto linguistico specialistico. Occorre un’alta specializzazione non solo linguistica ma anche “tecnica”, relativa cioè a tutte le tecniche traduttive che nel corso del lavoro adopererà per adattarle al contesto linguistico di riferimento della traduzione. Allo stesso tempo un professionista deve “manipolare” anche il contenuto della traduzione, vale a dire deve avere una profonda conoscenza della materia ed adattarla al contesto socioculturale di riferimento. Pensiamo ad esempio al linguaggio giuridico o medico, settori altamente specializzati, tra i tanti,  in cui la traduzione è così importante da affidare al traduttore grandi responsabilità. Ecco perché si parla di specialisti della traduzione. 
Se parliamo perciò di lingue “specializzate” o “speciali”, parliamo anche di traduttori “specializzati” e forse, anche loro, un po’ “speciali”.


Dott.ssa Giovanna Bondanese, laurea in Lingue e Letterature Straniere, laurea magistrale in Traduzione Specialistica, laurea specialistica in Scienze della Mediazione Interculturale. Insegnante di lingua inglese, francese ed italiano per stranieri. Traduttrice, mediatrice interculturale.

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