L'uomo di Neandertal sapeva parlare, ce lo dice un osso

Studi ai raggi x sembrano confermare che gli ominidi venuti prima dell'Homo Sapiens potessero comunicare a parole. Gli scienziati del Centro di Ricerca Elettra di Trieste dicono di aver trovato il segreto del linguaggio nell'uomo primitivo. Ma altri studi portano a pensare che sapesse anche cantare e ballasse a ritmo di musica.


"PERCHE' non parli?" Avrebbe detto Michelangelo, secondo una leggenda, dopo aver finito di scolpire il Mosè e avergli dato una martellata sul marmoreo ginocchio. La stessa domanda se la sono posta anche gli antropologi moderni, ma non a riguardo la scultura di Michelangelo, bensì riferendosi agli antenati dell'Homo Sapiens. Da alcuni scienziati di Trieste la prima conferma su uno di loro: l'uomo di Neandertal sapeva parlare. 

La tesi è sostenuta dal Centro di ricerca Elettra Sincrotone di Trieste, che ha analizzato ai raggi X lo ioide - unico elemento osseo del tratto vocale umano - di un uomo di Neandertal rinvenuto nel 1989 nel sito archeologico di Kebara, in Israele. Lo Ioide nell'essere umano fornisce un supporto alla laringe e serve da ancoraggio per la lingua e altri muscoli necessari alla comunicazione verbale. Secondo lo studio, risultato della collaborazione internazionale tra scienziati italiani, canadesi e australiani, le proprietà biomeccaniche di quest'osso posto alla base della lingua non sono molto diverse tra Homo Sapiens e Neandertal: "Dal punto di vista della morfologia esterna, lo ioide dell'Homo Neanderthalensis e quello dell'uomo moderno non presentano sostanziali differenze, mentre hanno una forma diversa da quella di altri primati come lo scimpanzè" ha detto uno degli autori,  il paleontologo Ruggero D'Anastasio dell'Università di Chieti. "Questa osservazione - ha continuato D'Anastasio - pur essendo compatibile con la tesi dell'esistenza del linguaggio in questa specie di Homo, non è in alcun modo sufficiente. Per poter dire qualcosa sulla funzione dello ioide, era infatti decisivo analizzare la sua microstruttura interna, che si rimodella in risposta alle tensioni meccaniche a cui l'osso è sottoposto". 

Proprio per questo, nel laboratorio Tomolab di Elettra, gli scienziati hanno sottoposto l'uomo di Kebara ad una microtomografia, una tecnica a raggi X che consente di riprodurre sezioni o strati corporei per effettuare elaborazioni tridimensionali con una risoluzione non raggiungibile dalla TAC convenzionale."A partire da queste ricostruzioni - Ha detto Lucia Mancini, esperta di imaging a raggi X che ha collaborato alla scoperta -  i nostri colleghi australiani e canadesi hanno poi effettuato alcune simulazioni con la cosiddetta 'analisi degli elementi finiti', progettata in origine per studiare i materiali aereospaziali e capace di misurare le risposte biomeccaniche di un campione soggetto a determinate sollecitazioni".
I risultati dell'analisi sono stati sorprendenti: hanno mostrato infatti "significative analogie nelle performance micro-biomeccaniche in risposta alle stesse sollecitazioni" e quindi che l'uomo di Neandertal avesse teoricamente la capacità di parlare. I nostri risultati sui reperti confermano che l'osso ioide del Neandertal avesse lo  stesso tipo di utilizzo e funzionamento dell'uomo moderno - ha concluso D'Anastasio -   perciò pensare che avesse anche la stessa funzione sembra davvero la conclusione più ragionevole.

Ma ci sono anche altre evidenze che portano a pensare gli studiosi che Il Neandertal conoscesse il linguaggio: sembrerebbe infatti che i nostri antenati usassero dipingere le loro case e utilizzare resti animali come ornamento personale; tutte caratteristiche che fino a poco tempo fa veniva attribuite solo all'Homo Sapiens. "Forse i Neanderthal potevano anche ballare e cantare al suono della musica - ha aggiunto Claudio Tuniz, un altro scienziato coinvolto nello studio - come suggeriscono i nostri studi recenti sul flauto ricavato dal femore di un orso trovato in Slovenia in un sito che era frequentato dall'uomo di Neanderthal 60 millenni fa".

______________________________________